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Foto dello storico incontro

 

Pubblichiamo questo interessante scritto degli alunni del Foscolo di Teano, e letto in città in occasione delle manifestazione in ricordo dello storico incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele avvenuto 155 anni fa. Il ricordo di quella data continua ad essere un motivo di orgoglio tra i giovani di Teano, fieri di vivere in una città ricca di storia e culla della nuova Italia. 

Lo storico incontro tra Garibaldi ed il re Vittorio Emanuele avvenne a Teano, e più precisamente “presso il ponticello di San Cataldo, a circa 200 metri dalla chiesa di Borgonuovo”. Questo è scritto nel volume “L’Assedio di Gaeta e gli avvenimenti militari del 1860-61 nell’Italia Meridionale”, pubblicato nel 1926 dallo Stato Maggiore dell’Esercito italiano, e questo ha ribadito la Commissione Comunale nella sua precisa ed interessante relazione sull’Incontro di Teano. Le conclusioni cui il gruppo di lavoro è giunto sono che, l’unico documento ufficiale che fa cenno, in un inciso di due rughe, alla Taverna della Catena, quale località in cui si sarebbe verificato l’incontro è il “Diario del Comando in capo”. L’esame testuale prodotto sul documento, però, porta a concludere che non è un documento originale redatto nell’imminenza dei fatti, bensì una trascrizione realizzata molto tempo dopo in bella copia da un’unica mano. Inoltre uno studio pubblicato nel 1909 dal capitano Del Bono sull’incontro propende per la tesi della Taverna Catena, proprio sulla base delle due righe miracolosamente comparse nel “Diario del comando in Capo”. Del Bono, tra l’altro, nel suo scritto non tenne conto della vasta documentazione che a suo tempo esisteva a favore di Borgonuovo. Ancora: lo Stato Maggiore dell’esercito e i Ministeri della Guerra e della Difesa hanno più volte preso posizione a favore della tesi di Borgonuovo di Teano, con il volume l’Assedio di Gaeta, nel famoso promemoria sull’incontro di Teano redatto nel 1926 dal Colonnello Cesare Cesari. Infine il dato topografico: nei documenti ufficiali si fa riferimento a un Monte Croce o Santa Croce. A proposito è stato possibile accertare grazie alla cartografia disponibile in quel periodo che la dizione “Monte Santa Croce” è da intendersi riferita alle alture che si elevano a nord-est di Teano e degradano dal Vulcano di Roccamonfina verso Borgonuovo di Teano. “Ogni altra ipotesi che tenda ad individuare il Monte Croce nella collinetta che si eleva tra Marzanello e Teano, – si legge nella relazione – appare del tutto arbitraria, se non ridicola”.
Premesso che è molto importante per l’intera nazione festeggiare quest’anno i 155 anni dell’Unità d’Italia, è difficile far finta che gli anni non siano passati e che sul viso della nostra amata ITALIA le rughe del tempo non abbiano lasciato alcun segno. Credere che la bandiera sia una sola, come lo è stata nei cuori di quanti per lei hanno pianto sul Don, sull’Isonzo o a Mignano Monte Lungo, nella sabbia di Tobruk, nel mare di Anzio e sul Monte Camino, non era certo per dividere i colori (in bianco e verde) che hanno dato vita insieme veneti e siciliani abruzzesi e toscani. O per dargli istituzioni in cui si irrida o si insulti mentre uomini di legge come Borsellino e Falcone, hanno servito fino alla morte. Né era per costruire una società in cui i talenti fuggono, dove i briganti ed i terroni del Sud hanno riempito di speranza le loro valigie per solcare l’oceano per dimostrare che siamo un POPOLO di EMIGRANTI dall’Italia all’estero, dal Sud al Nord leghista. Un popolo capace di ricostruire il futuro dalle macerie di terremoti e alluvioni, e stupire il mondo intero con la sua genialità, dalla cucina alla moda, dalla pizza alla Ferrari. Che conosce la dignità del lavoro, di qualsiasi lavoro, e dell’ALTRUISMO. CHE QUESTO ANNIVERSARIO SIA DAVVERO DI TUTTI. Nessun revisionismo può farci dimenticare che il Risorgimento fu il processo storico attraverso cui, in Italia, venne superato il sistema politico-sociale del feudalesimo con tutto il suo corredo di oppressione morale e materiale delle popolazioni e che il nuovo Stato unitario – che ne fu il maggiore risultato- con tutti i compromessi che furono necessari per realizzarlo, con tutte le insufficienze che hanno condizionato pesantemente, fino ai nostri giorni, la vita della nazione, ha trasformato gli italiani da sudditi in liberi cittadini, uguali di fronte alla legge. Certo l’uguaglianza civile fu solo la prima importante tappa di un cammino che è ancora in gran parte da compiere e che ha ancora, come meta da raggiungere, l’uguaglianza economico-sociale, quella ‘libertà giusta’, cioè, che era nelle aspirazioni di Mazzini e dei democratici realizzare. Ma, intanto, è bene marcare il discrimine tra Risorgimento e l’Antirisorgimento perenne, che oggi riacquista vigore attraverso il blocco delle forze tradizionali della conservazione mentale e sociale.
L’incontro mantiene in ogni caso un valore simbolico importantissimo e segna di fatto il passaggio di sovranità sui territori appena conquistati dalla spedizione dei Mille.

Che l’Italia impari ad essere una sola nazione, non un conteggio di voti per sopravvivere politicamente, gli uni a danno degli altri, ma un plebiscito quotidiano frutto della volontà di stare insieme e di essere orgogliosi di essere italiani e meridionali. Ringraziamo Mazzini, Gramsci, De Gasperi, Calamandrei, Pertini, Padre Semeria e tutti gli altri ma i 154 anni dell’Unità d’Italia devono ricordare a tutti che LA LIBERTA’ E’ UN DONO CHE VIENE DAL PASSATO E CHE DEVE VIVERE ANCHE NEL FUTURO. Quest’anno ci deve portare la consapevolezza che quello che abbiamo è ciò che ci hanno dato gli altri, da Montessori a don Lorenzo Milani, dalla Montalcini a don Giovanni Minozzi, da don Sturzo ad Agnelli, da Giovanni Paolo II a Gorbaciov a Giuseppe De Nicola.
Quello che i nostri figli avranno è ciò che daremo noi per gli altri.
AUGURI ITALIA, ma soprattutto auguri a tutti noi: sindaco, assessore, docenti, genitori, studenti,
affinché possiamo dare, nel nostro piccolo, qualcosa all’Italia che verrà.

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